La Libertà non è stare sopra un albero…

L’altro giorno mi stavo riguardando con piacere una piece teatrale dell’immenso ed indimenticato Giorgio Gaber e l’ho trovata profondamente attuale.  Con pungente sarcasmo sollevava un quesito esitenziale e tragicomico al contempo : Il Mercato è in funzione dell’Uomo o viceversa?. Sottendendo una nuova idea di democrazia e di civiltà Gaber, come pochi altri intellettuali contemporanei al pari suo, ci invita, con la sua profondità e satira mordente a riflettere,  a prenderci più tempo per noi stessi, per meditare sullo scempio che le nostre scelte possono causare all’ambiente e a noi stessi.

Gli eccessi del mercato da sempre generano mostruosità, ingiustizie sociali, diseguale distribuzione della ricchezza, negazione dei diritti inalienabili degli uomini e degli animali, ma fra tutte, la piu’ temibile, a mio avviso, è l’annichilimento della coscienza.

A questo punto potremmo chiederci: quale modello vogliamo seguire, quello della nostra schizofrenica avidità e ostentazione del superfluo?

Come non citare quindi le parole de La Follia del Mercato , in cui il mercato assume le grottesche sembianze di un “neonato opulento,  un bamboccio gonfiato che ingrassa anche senza nutrice, di cui noi  tutti siamo la grande incubatrice”?

Noi consumatori abbiamo però un ruolo molto importante, possiamo invertire la rotta del mercato. Possiamo farlo attraverso un consumo critico (un atteggiamento quotidiano che consiste nella scelta meticolosa di tutto ciò che compriamo, non solo in base alla qualità e al prezzo, ma anche in base alla storia dei prodotti e alle scelte delle imprese produttrici) e il boicottaggio (interruzione organizzata dell’acquisto di prodotti provenienti dallo sfruttamento di adulti e bambini).

I produttori possono essere ad esempio contadini e artigiani dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina. Il commercio equo permette a questi lavoratori di sottrarsi al sistema economico tradizionale, garantendo loro il soddisfacimento dei bisogni essenziali e la piena dignità del lavoro.

Se comprendiamo questo, allora superiamo la paura  di guardare dentro noi stessi e ricominciamo a sognare, liberando la fantasia. Facciamo sentire la nostra partecipazione attiva contribuendo alla realizzazione di realtà, dove  la circolazione delle idee e delle esperienze si sostituiscono alla circolazione del denaro, dove l’empatia e la condivisione prendono il posto della competizione. Un “fare” assieme che non è semplice ossequio alla democrazia  dei grandi numeri basata sulla logica del consenso , ma espressione di un autentico e rinnovato senso di responsabilità. Anche l’autoproduzione, in questo contesto, , partendo da una consapevolezza dei nostri reali bisogni, è un valore aggiunto. 

Una nostra scelta come consumatori può far davvero pendere l’ago della bilancia e  favorire condizioni di lavoro adeguate e la salute di lavoratori e consumatori  per costruire un futuro in cui ogni persona possa, in piena libertà, esprimere tutte le sue potenzialità;

Spingiamoci oltre, per essere rispettosi degli Animali, affinchè sia eliminata qualunque  sofferenza ingiustificata a loro danno e garantito loro rispetto e una vita dignitosa.

Ma c’è anche un altro aspetto che riguarda i nostri consumi: se è vero che siamo ciò che mangiamo, allora il cibo è qualcosa di più di una semplice merce, in una visione olistica esso è parte integrante di noi,  dei nostri stessi piani: fisico, mentale, astrale e akasico.

Cio’ che si è forse smarrito oggi è quell’antico buon senso, comune ad ogni morale, e rispettoso delle Leggi della Natura, quella profonda saggezza sulla vita e l’armonia con il mondo che contraddistingueva, ad esempio, certi popoli, come i Nativi americani, grazie al loro contatto con la natura e la madre terra.

Molto eloquente è la seguente preghiera:

FRATELLI MIEI
(Toro Seduto, capo della tribù dei Sioux)

Guardate, fratelli miei, la primavera è arrivata; la terra ha ricevuto l’abbraccio del sole e noi vedremo presto i risultati di questo amore!
Ogni seme si è svegliato.
E così anche tutta la vita animale.
E grazie a questo potere che noi esistiamo.
Noi perciò dobbiamo concedere ai nostri vicini,anche ai nostri vicini animali,il nostro stesso diritto di abitare questa terra.
Quando avrete abbattuto l’ultimo albero quando avrete pescato l’ultimo pesce quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.
E’ stato il Grande Spirito a porre qui la terra e non possiamo venderla perché non ci appartiene.
Potete contare il vostro denaro e potete bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia e i fili d’erba della nostra terra.

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