Il Giardino Magenta è un’oasi verde nel cuore di Villafranca, sorta oltre vent’anni fa per iniziativa di AVSA, Associazione volontaria di salvaguardia ambientale, un gruppo di volontari impegnati in prima persona nella preservazione e tutela delle biodiversità. Nel Giardino vengono introdotte ogni anno nuove specie autoctone di vegetazione e nuove metodologie di cura delle piante.
Si tratta, in gran parte, di specie botaniche che hanno sempre avuto, fino dai tempi antichi, un importante valore alimentare o curativo, via via nel tempo, abbandonato e dimenticato.
Al centro del giardino troviamo il sorbo, pianta da frutto molto longeva, che cresce un po’ ovunque e non necessita di particolari cure e le cui bacche oltre che decorative sono commestibili. Il sorbo è un vero concentrato di virtù, purtroppo oramai neglette. I suoi fiori che in primavera sbocciano in abbondanza attirano schiere di tordi, merli e altri piccoli uccelli che se ne cibano, il suo frutto asprigno è ottimo per saporite marmellate e il suo legno duro e incorruttibile è l’ideale per piccoli lavori di intaglio. Oltre a dare il nome al popolare “sorbetto”, le sue gemme hanno importanti proprietà fitoterapiche. Vicino al sorbo, cresce il giuggiolo, albero da frutto antico, coltivato da 4000 anni per le sue aromatiche e saporite bacche. La pianta del giuggiolo una volta era diffusa in Italia ma oggi si è fatta rara nella nostra penisola e viene piantata solo nei giardini e negli orti degli appassionati che amano le sue bacche dalla maturazione tardiva.
Poco più in là troviamo il melo cotogno, anch’esso coltivato in antichità e che può entrare sicuramente di diritto nella categoria dei “frutti dimenticati”e , ancora, il pero fico, tipico della Valpolicella.
Qua e là nel giardino è tutto un fiorire di vegetazioni spontanee, tra cui annoveriamo le ortiche, ottime per la preparazione di risotti o frittate, ed il tarassaco, potente diuretico e depuratore per l’organismo che la natura ci mette a disposizione nel cambio di stagione, da raccogliere, possibilmente, prima della fioritura, quamdo è il suo sapore è più dolce. In una varietà di colori e profumi, troviamo le violette, le margherite, i muscari, la pimpinella o l’acetosella, piante in gran parte commestibili.
Discorso analogo circa l’utilizzo alimentare vale anche per i gelsi. Tale albero, originario della Cina e dell’India, è stato importato e naturalizzato in Italia nel secolo XV e deve la sua notorietà principalmente al suo impiego nella bachicoltura, dove le foglie venivano usate come cibo per i voracissimi bachi da seta. Tuttavia, ancor prima degli anni 50, la bachicoltura andò sempre più diminuendo fino a cessare del tutto: i gelsi rimasti nei campi non servivamo più per l’alimentazione dei bachi da seta, ma continuavano a fornire frutti dolcissimi, le gustose more, delle quali si facevano in estate grandi scorpacciate. Purtroppo oggi, a causa della diffusione delle fibre sintetiche e dei costi della mano d’opera, la gelsicoltura è decisamente in declino; e della pianta è stata fatta addirittura una vera distruzione. Le sue foglie sono al pari di quelle di molte altre piante commestibili e si possono cucinare bollite, così come i germogli del grosso tiglio che si staglia all’ingresso del Giardino.
Nell’angolo dell’orto botanico, si possono trovare le piante officinali, quali la salvia, usata abitualmente in cucina, ma con riconosciute proprietà curative, la melissa, l’alchechengia, il timo, l’artemisia, l’assenzio, con cui, ad esempio, si possono preparare tisane oppure produrre oleoliti.
Nell’ambito del progetto di ripopolamento avifauna, nel periodo invernale vengono messe a disposizione dei nostri piccoli amici insetti delle casette.
Le sirfidi vengono utilizzate ad esempio nella lotta biologica. A primavera quando, da sotto la pacciamatura naturale delle foglie, sbocciano i primi fiori, comincia l’attività di questi preziosi alleati che, assieme ai lombrichi produttori di fertile humus , si insediano con la possibilità di creare un ambiente controllato ed in naturale armonia. Le larve infatti, sviluppandosi, si nutrono di afidi e pidocchi. Nei muretti a secco si rifugiano forme di vita come insetti, chiocciole e lucertole, che vivono nascoste negli interstizi delle rocce, mentre le api selvatiche, responsabili dell’impollinazione, nidificano nelle apposite celle, dove portano il prezioso nettare.
La natura, come si può osservare, non ha bisogno dell’intervento dell’uomo. Questa è la base dell’ecologia e questa è la filosofia che sta alla base dell’attività virtuosa dei volontari. La natura ha infatti i suoi meccanisimi di autoregolazione che permettono di ripristinare sempre l’equilibrio, e in ciò va assecondata.
Il Giardino Magenta è circondato da siepi miste di specie diverse e da piante arbusto quali la Forsizia, che , con l’inizio della primavera, è di uno splendido color giallo intenso.
L’AVSA, con il contributo dell’associazione BOSKOV, cura ed organizza all’interno del Giardino Magenta attività didattiche e ricreative per scuole e famiglie durante tutto l’arco dell’anno.
Un grazie di cuore a tutti i volontari per il loro encomiabile impegno!
Chiunque, lo desideri, può liberamente contribuire al mantenimento e al miglioramento di questo giardino naturalistico (vedi volantino allegato).